RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - In 50 mila a gridare «Verità»
Genova, 18 Novembre 2007
In 50 mila a gridare «Verità»
G8, grande corteo pacifico a Genova. Agnoletto: il no alla commissione
d'inchiesta è stato indecente
Della commissione parlamentare d'inchiesta, al novanta per cento
di questo popolo variopinto, non interessa nulla, tant'è il disgusto per
la politica politicante. Di più interessa la sorte dei 25 sotto processo,
sui quali rischia di abbattersi uno tsunami di pene terrificanti, a
partire da 16 anni di galera, per le "devastazioni" e i "saccheggi" del
luglio 2001. E allora non sarebbe davvero una buona politica devastare e
saccheggiare per dimostrare il contrario. Quindi fila tutto liscio. E
quando fa buio e i cinquantamila del corteo s'incamminano docilmente verso
piazza De Ferrari, traguardo della giornata, tutti tirano un sospiro di
sollievo. Passa lo spezzone anarchico, passano gli autonomi, non succede
nulla. Non c'è la fuga in massa per invadere piazza Alimonda, non c'è
l'attacco al palazzo di giustizia superblindato, alla procura della
Repubblica.
Tutti insieme, vicini vicini, anche perché fa un freddo cane e il gelo
strozza gli slogan in gola. Gli ultras, temutissimi candidati infiltrati
della vigilia? Se ne sono rimasti a casa o nei loro club. I black bloc?
Hanno fatto vacanza. Andare a caccia di qualche episodio violento è un
esercizio accademico, tanto per dire che qualcosa è successo e invece non
è successo nulla. «Fossero tutte così, le manifestazioni», sospira il
questore vicario Pasquale Zazzaro. C'è una piccola zuffa,
nell'approssimarsi a piazza De Ferrari, tra alcuni portuali e un gruppetto
di anarchici che cerca di impedire, staccando l'amplificatore, a don Gallo
e ad Haidi Giuliani di parlare. C'è una bandiera americana bruciata, per
non farsi mancar nulla di un campionario vetero vetero. C'è qualche
scritta sui muri: nei pressi del Porto Antico la scritta ''10-100-1000
Raciti e Nassiriya" e "Polizia assassina". "Morte a tutti gli eserciti.
Nassiriya docet", con lo spray nero, sulla caserma Liguria, nel quartiere
di Carignano. Un gruppetto di ragazzi passa in Via Venti Settembre e
lancia qualche insulto al cordone di carabinieri che presidia il
Tribunale. Un manifestante con la mano fa il segno della pistola e urla:
«E adesso spara, servo, spara». Il gruppetto si allontana rapidamente, i
carabinieri non sembrano terrorizzati. Tutto qui e solo per dovere di
cronaca. Poteva essere una giornata di caos e invece è stato veramente un
ricordo, composto oltre il possibile, per la tragedia del 20 luglio 2001 e
la morte di Carlo Giuliani.
Così arriva sera e si tirano i bilanci. «È stata una festa della
democrazia, una manifestazione composta, pacifica, come avevamo detto»,
commentano gli organizzatori. «È uscito il sole, è calato il vento, questa
è una bufera pacifica con migliaia di ragazzi non strumentalizzati»,
spiega un allegorico don Gallo, il prete di strada, il fondatore della
comunità di San Benedetto al porto che ha voluto i suoi ragazzi in testa
al corteo: "La storia siamo noi". Dietro allo striscione un corteo lungo
due chilometri e mezzo che canta all'unisono, finché l'ugola regge, "Carlo
è vivo e lotta con noi, le nostre idee non moriranno mai". La palma del
più piccolo? In corteo c'è anche Nicola, sedici mesi. Davanti alla
stazione Principe è insieme al padre e alla madre. Anche lui, spiega papà
Paolo, «chiede giustizia, ma soprattutto chiede di potere vivere in un
mondo migliore». Non è il più anziano, ma porta ferite profonde nella
memoria, Arnaldo Cestaro. Ha un cartello: «Scuola Diaz, arrestato numero
18, anni 62, italiano» Nel blitz alla Diaz le manganellate della polizia
gli provocarono varie fratture.
I politici ci sono, ma se ne stanno defilati. Il segretario del Prc,
Franco Giordano, spiega: «Alla fine sarebbe paradossale se a pagare per
quanto accaduto a Genova fossero solo i manifestanti. E sembra francamente
esagerata anche la richiesta di pena dei pm». Chi sembra più nervoso è
Vittorio Agnoletto: ««È indecente - sibila l'europarlamentare, all'epoca
del G8 portavoce del Social Forum - che il Parlamento non abbia approvato
la commissione di inchiesta. Una vera vergogna». Al bar incrocia anche il
candidato sindaco del centrodestra a Genova Enrico Musso, che sorseggia un
caffè. Nessun botta e risposta registrato. Luca Casarini e Francesco
Caruso sono soddisfatti: «Una grande dimostrazione di maturità, avevamo
detto che sarebbe stata una protesta durissima ma che non ci sarebbero
stati incidenti».
Arriva sera. In coda al corteo sfilano striscioni, bandiere, sigle, al
ritmo della musica, dal rock allo ska, dal punk al reggae. Ci sono anche i
Pink Floyd di The Wall. L'Unione Studenti inalbera uno striscione, "Chi
rompe paga, chi uccide no" e un altro con la scritta "Colpevoli di
sognare". Il gruppo di Sinistra Critica balla la musica degli Inti
Illimani e scandisce "El Pueblo unido...". Dietro di loro i gruppi della
Sinistra Europea, della Sinistra Democratica, di Arcilesbica, di Emergency
e della Rete 28 Aprile - Cgil. Chiudono il corteo la Fiom, il Partito dei
comunisti italiani, gli iscritti di Rifondazione comunista. La polizia
c'è. Tanta e invisibile. Più di mille uomini. Nascosti ovunque, ma mai sul
tracciato del corteo.
Papà Giuliani va a portare dei fiori in piazza Alimonda. Lì vicino il
testo della canzone di Francesco Guccini: "Genova non sa ancora niente,
lenta agonizza, fuoco e rumore, ma come quella vita giovane spenta, Genova
muore". La madre, Haidi: «Sono qui in nome della democrazia che mancò sei
anni fa e che talvolta ancora oggi manca».
marco menduni